Ius Scholae, CNA Lombardia
«Si agisca per una seria riforma della cittadinanza.
I “nuovi italiani”
importanti per l’economia lombarda»
In Lombardia, prima regione d’Italia davanti a Lazio ed Emilia Romagna, sono 133mila le imprese gestite da migranti e solo in Provincia di Milano sono oltre 64mila
Ius Scholae e Ius Soli sono tornati prepotentemente d’attualità negli ultimi giorni all’interno del governo italiano. Temi che riportano senza dubbio all’attenzione, anche per CNA Lombardia, la necessità di attuare una seria e solida riforma della cittadinanza che coinvolga non solo l’Italia, ma anche la Lombardia impattando sugli equilibri sia socio-culturali, sia economico-finanziari.
La Regione, infatti, secondo i dati di Margò-Cribis di agosto 2024, elaborati da CNA Lombardia, è prima nel Paese per imprese gestite da migranti davanti a Lazio ed Emilia Romagna.
Ne conta 133.592 che rappresentano il 20,46% del totale nazionale, che si attesta sui 653.004. In particolare la provincia di Milano vanta ben 64.887 aziende di stampo straniero, rappresentando quasi la metà di tutte le imprese a guida straniera della regione.
“Stiamo assistendo a una ripresa del confronto tra alcune forze politiche in tema di riforma della cittadinanza – spiega Giovanni Bozzini, presidente di CNA Lombardia -. Per CNA Lombardia è tempo di agire con serietà, quindi speriamo che non si tratti solo di battute di fine estate.
I dati socio-economici ci dicono che il lavoro migrante presso le PMI, ma anche l’imprenditorialità immigrata, sono grandi motori di integrazione ed offrono un contributo alla crescita della nostra regione e non solo. La nostra confederazione nazionale proprio su questo punto aveva pubblicato dati significativi che testimoniano la necessità di un intervento celere da parte della politica in questa direzione.”
Stando inoltre al Rapporto Idos-CNA, nel periodo 2011-2022 le imprese gestite da migranti hanno registrato in Italia un notevole aumento del 42,7%, rappresentando così il 10,8% del totale nazionale.
Il commercio (31,8%) e l’edilizia (23,9%) raccolgono oltre la metà delle iniziative autonomo-imprenditoriali dei migranti, mentre l’82% dei titolari di imprese immigrate è di origine non comunitaria: 63mila sono marocchini (12,4%), romeni (10,8%) e cinesi (10,7%).
“Il nostro compito è leggere la realtà e contribuire a canalizzarne i processi secondo valori di civiltà e una forte propensione alla crescita economica e all’etica del lavoro – sottolinea Stefano Binda, segretario di CNA Lombardia -.
E la realtà, che per fortuna è più forte delle ideologie, ci dice che il lavoro immigrato e l’impresa straniera costituiscono due dati imprescindibili. Questo significa che una riforma degli accessi alla cittadinanza in grado di dare certezze alle persone che studiano e lavorano, ai loro figli, e alle nostre imprese, è nell’interesse del Paese e dei suoi equilibri, sia socio-culturali sia economico-finanziari.”