MANGIA E BEVI

Ristorante la Madonnina, a Cogliate un punto di riferimento per mangiare e per sposarsi 

Articolo e foto a cura di Massimo Chisari 

Entrare al ristorante La Madonnina di Cogliate è un po’ come andare a mangiare a casa della propria mamma: c’è un profondo senso di accoglienza e di dedizione. C’è attenzione per i dettagli, ma soprattutto c’è attenzione per il buon gusto e l’equilibrio tra buon cibo e buon vino. In un’unica parola c’è professionalità. Quella che da una madre è data per assodata o come elemento lapalissiano, ma che invece, alla Madonnina, è frutto di una grande esperienza e amore per il proprio lavoro.

Sono in tanti a chiedersi se la crisi economica possa in qualche modo intaccare il mondo della ristorazione. Nel bene o nel male lo aveva capito anche Berlusconi: “Si parla di crisi, ma i ristoranti sono sempre pieni”. A suo modo è un’analisi lucida: l’Italia è la patria del buon cibo e nemmeno in tempi di crisi, gli italiani rinunciano al ristorante, soprattutto laddove s’intenda ristoro.

La filiera del cibo made in Italy, tra il 2022 e il finire del 2023, ha superato i 600 miliardi di euro. È quanto emerge da una fotografia scatta dalla Coldiretti, che a Roma ha organizzato un forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione. I numeri elaborati mostrano una crescita dell’agroalimentare italiano nonostante le difficoltà legate alla guerra e le conseguenze della pandemia: il Made in Italy dal campo alla tavola occupa 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.

Ed è in questo contesto, più precisamente nella Brianza operosa e verdeggiante, che a Cogliate in via Francesco Petrarca 6 sorge il ristorante la Madonnina. Un angolo di storia, in una terra che di storie ne ha da raccontare parecchie. Soprattutto quelle dei tanti sposi che hanno scelto La Madonnina o il servizio catering che offre.

L’attività, che nasce nel 1952 come salumeria, è oggi un ristorante che sorge a pochi passi da un santuario del 1.400 con affreschi del Bernardino Luini. Oggi è un punto di riferimento qualitativo per molti avventori, soprattutto per molte coppie che decidono di sposarsi affidando ai due titolari, Massimo e Giovanni, il loro giorno più bello.

LA LOCATION IL RISTORANTE LA MADONNINA

Entrando a La Madonnina si percepisce un’atmosfera d’eleganza “pret a porter”, ossia intuitiva e alla portata di mano. Quadri contemporanei e un bell’arredo funzionale decorano gli spazi che sembrano immensi. Eppure, al suo interno, risuona un’armoniosa tranquillità, composta con due sale, una più piccola e compatta e l’altra più ampia e briosa e da una veranda in stile liberty che si affaccia su un ameno giardino.

Nel suo complesso, il locale può ospitare 200 coperti, ma contestualmente sa garantire intimità e discrezione per cene più tranquille o a lume di candela.

“Per noi – spiega Massimo – il senso dell’accoglienza è la prima regola. Motivo per il quale cura e attenzione ai particolari sono elementi portanti del nostro locale, che durante la bella stagione significa anche giardino”.
Un cortile e un giardino curato possono ospitare ricchi buffet a base di frutta e verdura di stagione, mentre la sera può trasformarsi nel posto perfetto per una cena sotto le stelle nonché per un taglio della torta, durante un matrimonio.

MANGIARE AL RISTORANTE LA MADONNINA

“Ci piace cucinare con il cuore, offrendo ai nostri clienti un percorso gustativo e un rapporto di fiducia: dacci l’opportunità, noi pensiamo a tutto il resto”. Sono le parole di Massimo Villa, che alla Madonnina ha portato un po’ del suo animo e tutto un bagaglio di esperienze maturate negli anni, fin dalla giovane età. Un viaggio, più che altro, alla scoperta di sensazioni, di sapori e di qualità

Quella del ristorante La Madonnina è una cornice accogliente ed elegante, che ha profumi e sapori differenti. È un quadro, nel suo complesso, che tra luci e colori rievoca un senso di tranquillità e che coccola il palato grazie alla professionalità del personale di sala, tra cui sua figlia e sua nipote e all’abilità della cucina, molto ricca e dettagliata, la quale ha un po’ il sapore del mare. Un po’ il profumo della terra.

INTERVISTA A MASSIMO VILLA, CHEF DEL RISTORANTE LA MADONNINA 

Massimo Villa, uno dei soci del ristorante

Quando nasce la vostra attività e perché il nome “Madonnina”

“L’attività, che inizialmente era una salumeria, nasce nel 1952 su iniziativa dei miei nonni. Con il passare del tempo si è trasformata in osteria e con la successiva creazione della sala al secondo piano che veniva affittata per i ricevimenti, ha iniziato ad assumere la sua odierna vocazione.

Un ulteriore grosso cambiamento lo abbiamo avuto con gli anni 70: grazie all’impegno degli zii Carlo e Daniele nasce il progetto di trasformare la trattoria di paese in una vera e propria attività di ristorazione: nasce il ristorante la Madonnina, nome che prende dal santuario qui vicino risalente al 1.300 e affrescato successivamente da Bernardino Luini”.

Come si sviluppa l’attività?

“Con i primi anni ’90 subentriamo io e mio fratello Giovanni, ritirando progressivamente le quote dei nostri zii. E dopo un restyling con il quale abbiamo creato il terrazzo esterno e il giardino, assieme a nostra madre iniziamo il nostro cammino che oggi dura da 30 anni”.

Come nasce la tua passione per la ristorazione?

“È una passione che mi arriva dal profondo, visto che ci sono cresciuto in questo mondo. Infatti, nonostante io fossi iscritto a giurisprudenza, quando è arrivata la possibilità di rilevare parte delle quote del ristorante io e mio fratello non ci siamo tirati indietro. Fortunatamente mi sono fin da subito appassionato al mondo della cucina, mio ruolo attuale. Zaino in spalle, ho iniziato quindi a girare l’Italia frequentando diversi corsi di cucina tra cui l’Alma di Colorno il cui direttore era Gualtiero Marchesi”.

A tuo avviso come è cambiato il mondo della ristorazione negli anni?

“Penso ci sia stato un cambiamento molto veloce. Quando ho iniziato a muovere i miei primi passi in questo mondo, il cliente era abituato alle famose mangiate: era forse più abituato alla quantità che non alla qualità. Il cambio generazionale, con una contestuale evoluzione della cucina, ha portato le persone ad avere una maggior coscienza rispetto a ciò che mangiano e bevono. Infatti, ritengo che soprattutto negli ultimi 10 anni, la cucina sia stata elevata anche grazie ad una massiccia presenza di programmi televisivi tipo “Master chef” nonché dagli influencer che spopolano sui social network, i quali hanno fatto appassionare maggiormente le persone al buon gusto. Proprio sull’onda di questa passione, per circa un decennio abbiamo organizzato corsi di cucina per privati”.

Descrivi in tre parole la tua idea di servizio e di ristorazione

Al primo posto metterei il senso dell’accoglienza: oggi l’andare al ristorante non significa solo mangiare bene, ma significa saper restituire un’esperienza a 360 gradi, facendo passare ai propri clienti dei momenti di intimità e benessere. Poi direi che l’empatia è un elemento correlato ed essenziale. Non deve mancare la professionalità come cardine per i primi due principi. In sostanza credo sia fondamentale, in un qualche modo, saper personalizzare la propria identità predisponendola sul cliente: riferendomi soprattutto ai matrimonio quel giorno la coppia di sposi ti mette nelle mani una delle giornate più belle e importanti. Quindi non ci si deve limitare a far andare tutto bene: bisogna fare e trasmettere quel quid in più”.

Vino e buon cibo, qual è il connubio secondo te?

“Il connubio può essere la ricerca di una materia prima e l’uso della stessa fatto anche con semplicità. Se si parte da una buona materia prima abbinandola a vino di qualità, credo sia possibile far decollare un viaggio enogastronomico di qualità, senza percorsi troppo elaborati e tortuosi. Ecco, direi che il connubio deve essere semplice, ma efficace”. 

Entrando nel tuo locale si nota subito una forte passione per l’arte. Ecco, che rapporto esiste secondo te tra arte e cibo?

“Beh, diciamo che io non mi ritengo un artista, ma a voler ben guardare, la creazione di un piatto, così come la creazione di un dipinto, hanno diversi elementi in comune dove il minimo comune denominatore è la scelta. La scelta di un colore, così come la scelta di un ingrediente, determina quella nota capace di emozionare oppure no. Il rapporto che c’è tra arte e cucina va di pari passo: soprattutto perché un piatto così come un quadro è qualcosa che inizialmente esiste solo nella testa di chi crea e alla fine diventa alla portata di tutti”. 

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